Ambiti di intervento: invecchiamento sano e invecchiamento patologico (demenza).
Cosa accade al cervello con l’invecchiamento?
È diffusa, ma errata, la convinzione che invecchiare significhi andare incontro ad un’inevitabile ed inesorabile perdita della memoria. Infatti se è certamente vero che il processo di invecchiamento implica modifiche nel cervello e che andando avanti con l’età aumenta il rischio di sviluppare un declino cognitivo, è altrettanto vero che i cambiamenti cerebrali e cognitivi non avvengono tutti allo stesso modo nelle persone. Alcune modifiche sono assolutamente normali per l’età (es. osservare un lieve calo in alcune specifiche funzioni mentali), sono riconducibili ad un sano invecchiamento e non interferiscono con la quotidianità dell’individuo; altre modifiche invece segnalano una condizione di invecchiamento patologico, la presenza di una qualche forma di demenza, ovvero di una sindrome con andamento peggiorativo in cui sono presenti importanti disturbi cognitivi (vedi riquadro), sintomi emotivi e comportamentali di gravità tale da compromettere significativamente le capacità della persona di svolgere le proprie attività quotidiane.
La classificazione delle diverse forme di demenza è ampia, tra le principali troviamo la Demenza di Alzheimer, la Demenza a Corpi di Lewy, la Demenza Fronto-Temporale, la Demenza Vascolare.
Un quadro cognitivo di confine tra un invecchiamento tipico ed uno patologico in cui sono presenti chiari deficit in uno o più domini cognitivi ma in assenza di compromissioni nella vita quotidiana è inoltre il Mild Cognitive Impairment (MCI). Le persone che rientrano in tale profilo cognitivo sono oggetto di attenzione clinica, in quanto presentano un rischio elevato di sviluppare una demenza.
I servizi proposti sono volti sia al sostegno e alla promozione di un invecchiamento sano e attivo, con lo scopo di massimizzare le abilità cognitive, contrastando l’insorgenza di un declino; sia alla riabilitazione/stimolazione delle funzioni cognitive nelle persone con demenza in fase lieve-moderata al fine di rallentare il deterioramento e i disturbi ad esso associati, migliorando la qualità di vita del paziente e di conseguenza dei familiari che lo assistono.
In quest’ottica di intervento la valutazione del funzionamento cognitivo tramite l’esame neuropsicologico rappresenta un valido strumento preventivo in quanto è di fondamentale importanza poter identificare il prima possibile eventuali alterazioni delle capacità mentali (come nel caso di un MCI) per intervenire tempestivamente al fine di conservare la propria efficienza cognitiva e una buona qualità di vita. In alcuni casi in particolare, come nelle fasi precoci della Malattia di Alzheimer, rappresenta addirittura l’unico strumento a disposizione per la diagnosi in quanto gli esami neuroradiologici tendono inizialmente a non mostrare alcun segno.